Galleria

 

Il segno di Elio Calabresi

Ciò che ha spinto Elio a prendere per la prima volta in mano una china ed un foglio di carta è stato il suo primo viaggio a Parigi.

Elio è stato affascinato dall’urbanistica della città e dal cuore pulsante di Parigi rappresentato dalla cultura e dall’arte racchiusa nei musei. I suoi primi disegni sono quindi datati 1973. Al segno poi Elio ha affidato il mondo felice della sua infanzia: le vacanze nella campagna di Piazza Armerina, dove in estate si riunivano le famiglie dei parenti della mamma. Piazza Armerina, poi per Ferragosto festeggia il palio dei Normanni a ricordo di Ruggero che liberò la città dai “Saracini” e del ritrovamento dell’immagine della Madonna delle Vittorie che è ora conservata in Cattedrale. Tutti eventi presenti nei disegni di Elio.

In inverno Elio e la sua famiglia vivevano in un paese della Calabria, dove non succedeva nulla, tranne quando per pochi giorni si montavano le tende di un circo o si illuminavano le luci di un luna park. In queste occasioni le fantasie dei bambini si accendevano ed il loro mondo si colorava di sogni. Circo e luna park saranno temi presenti nei suoi disegni e nei suoi quadri. Elio sin da piccolo è stato sempre curioso. Si è domandato come funzionavano le cose, è stato sempre attratto dalla tecnica e soprattutto dalla fisica, materia per la quale nutriva una vera e propria passione.

Lo studio degli oggetti meccanici complicati o anche semplicissimi, come una lampadina o una presa elettrica era per lui significativo. Indagare, scoprire come sono fatte le cose, scomporre la realtà in tanti piccoli ingranaggi per noi insignificanti, ma per Elio fondamentali. Ecco perché inspiegabilmente troviamo nei suoi quadri un oggetto che sembra essere stato gettato lì per caso, ma che in effetti è un rimando ad un peculiare aspetto della personalità di Elio: la “curiositas”. La presenza , poi, di questi oggetti in una realtà amena assume un significato molto più profondo: sono il simbolo di una dissonanza, di uno stridore, di un guasto che disturba l’equilibrio della natura, è il negativo nella storia, è l’elemento di contrasto che s’insinua e  condiziona una società che con i suoi meccanismi minaccia la libertà dell’uomo.

Le barche ,le marine, i piccoli arsenali dove si riparano le barche, sono temi ben evidenti di un amore sconfinato per il mare e per la vita semplice dei pescatori. Elio , in particolare, amava Aci Trezza, dove spesso  andavamo per una passeggiata e quando arrivava al piccolo cantiere vicino alla piazzetta si fermava sempre a guardare attentamente come procedevano i lavori di “rattoppamento” delle barche.

Ma sarebbe troppo riduttivo definire il segno di Elio esclusivamente evocativo, chi lo ha incontrato conosceva benissimo la sua filosofia di vita. Elio scartava i “rumori” della vita, le ambizioni , il carrierismo, l’apparire smaccato, lo sgomitare…mirava solo all’assoluto che per lui coincideva con l’essenziale: gli affetti familiari, le poche amicizie sincere, l’impegno quotidiano con gli studenti con i quali aveva un rapporto speciale. Attraverso il suo insegnamento si sentiva orgoglioso di contribuire, anche se in piccola parte, alla costruzione della loro futura professione. A prendere le distanze poi da una vita “appariscente” entrava in gioco un altro elemento importante: l’ironia, strumento indispensabile per smussare tutti gli angoli spigolosi della vita.

Assoluto uguale essenziale, questa è la formula della vita di Elio, questo è il suo significato di bellezza, questa è la chiave di lettura dei suoi quadri, questa è la lezione di vita saggia e difficile che Elio ci ha lasciato.

Laura Lombardo Calabresi